domenica 30 novembre 2014

Un esempio di cattivo design di interfaccia utente

Mia madre possedeva una Volkswagen Scirocco 1.6 GT amaranto. Parliamo degli anni '80. Io adoravo quella macchina, con i sedili sagomati e il cruscotto sportivo.
Ma aveva un difetto di design dell'interfaccia utente che mi è venuto in mente per caso solo oggi.


Il pulsante del triangolo quattro frecce era in realtà un pulsante che si attivava solo con la leva della freccia di svolta innestata. Ovvero: per accendere le quattro frecce si doveva girare la leva di svolta e attivare il pulsante del triangolo.
Se ci si pensa è un concetto abbastanza furbo, tipico di un programma informatico: siccome esiste già un modo per attivare un lato delle luci lampeggianti, basta fare uno switch booleano che dica se si vuole attivare anche l'altro lato.
In realtà è un pessimo design: se il pulsante del triangolo resta per errore inserito gli indicatori di svolta non funzionano piu' come dovrebbero e si rischia di produrre sempre un incidente!
In informatica si traduce con una variabile inizializzata male (lo switch booleano appunto).

Stranezze di altri tempi che sono sicuro si possono trovare in programmi attuali...

Sysadmin Panics: usare rottami per server

Uno degli indiscussi vantaggi di molti software Open Source, in particolare dei sistemi operativi, è che spesso non sono ingordi di risorse hardware. Ci sono varie spiegazioni per questo: alcuni progetti vengono di fatto sviluppati su computer datati (per mancanza di fondi), altri progetti come OpenBSD si obbligano ad essere compatibili con la loro base di installato, e in generale non c'è la necessità di dover spingere sul mercato una nuova release che forzi l'utente a comprare nuovo hardware.
In breve quindi con il software Open Source anche un vecchio computer può funzionare egregiamente. Quante volte si è sentito dire che anche un datato Pentium I può fare da firewall! Io stesso ho recuperato pc vetusti con i quali poi ho fatto videoconferenze o il rendering di una stanza di casa...

Ma un conto è riciclare un vecchio computer, un conto è basare la propria filosofia di deployment su questo concetto. Sia chiaro, tutti vorrebbero risparmiare sull'hardware, ma a me sono capitati casi raccapriccianti.
Piu' volte sono stato forzato ad usare dei vecchi server HP, del peso di una lavatrice, come firewall. E concettualmente tutto funzionava: qualche scheda di rete buona, un paio di dischi SCSI, un po' di memoria, e a regime nessuno si accorgeva dell'età del server. Fino a quando non c'era un problema e il server andava reboottato: improvvisamente tutti gli utenti si accorgevano di quesi 3 minuti spesi nel controllo POST del BIOS e dal minuto necessario al controller SCSI per essere sicuro di aver enumerato tutti i dischi!

Ancora peggio: una volta mi venne chiesto di usare un firewall già riciclato come server per una installazione satellite. Ricordo un solo computer che alla pressione del comando ls faceva passare un secondo prima di mostrare il risultato, ed era l'8088 di mio nonno. Ebbene il server di cui sopra faceva passare due secondi. Ma non era costato nulla!

Nei casi di cui sopra, piccoli esempi in fondo, si parla comunque di hardware buono, e quindi adatto a lavorare in un deployment classico (computer sempre acceso, dischi continuamente in utilizzo, alimentatori ridondati, ecc.). Ma quando si passa a voler usare un EEE PC come server solo perché sopra ci si può installare Linux e un qualche database relazionale....beh forse è il caso che si riprogetti il tutto.

Il solo fatto che hardware vetusto, o hardware compatto, possa svolgere allo scopo non significa che debba. Le velocità dei dischi contanto, e la risposta del database può far infuriare i vostri utenti, arrivando a vanificare il risparmio ottenuto. L'hardware conta: il buon hardware costa, ma spesso ripaga.
L'hardware vetusto trova ancora spazio, se in buone condizioni e con la giusta ridondanza. L'hardware compatto va bene per gli esperimenti e le postazioni di emergenza.

 

giovedì 27 novembre 2014

FreeBSD and Whatsapp

La FreeBSD Foundation ha ricevuto una grande donazione dal CEO di Whatsapp. Fa molto piacere vedere che le aziende stiano riconoscendo, sempre piu', il valore ai grandi progetti Open Source che hanno permesso il loro business.
E il mio personale invito è anche quello di valutare altri progetti, forse piu' detro le quinte, ma che movimentano molti piu' dati come OpenBSD (mai fatto un login ssh?).

cron > /dev/spam

Penso sia capitato piu' o meno a tutti i sysadmin di qualunque razza, età e professionalità di crearsi uno o piu' programmi o script per il monitoring di una qualche risorsa specifica. Non importa quale sistema di monitoring si usi, prima o poi occorre qualche riga di codice Perl o Shell per tenere sotto controllo una risorsa, il classico quick and dirty.
E siccome i sysadmin sono anche pigri, meglio dotare il proprio script di un alert via e-mail quando qualcosa va male.
E per essere proprio sicuri che il disastro non passi inosservato si manderà tale alert a piu' persone, in modo che anche in caso di assenza qualcuno possa dominare la situazione.

Fin qui tutto regolare, nulla di sconvolgente.
Se non fosse che ci sono sysadmin che semplicemente ignorano gli alert inviati da cron (e per esperienza sono gli stessi che fanno un update senza leggere le release notes!). Diversi anni fa ne ho conosciuta una tipologia che non solo ignorava gli alert, ma li classificava anche come spam!

Come ci si accorge di un simile atteggiamento? Ebbene io diversi anni me ne accorsi perché, durante una giornata di ferie, ricevetti una telefonata che mi informava che il servizio di posta si rifiutava di inviare nuove e-mail. Apparentemente un problema al demone stesso, o questo è quello che si pensa subito, fino a quando non ci si collega e si trova nella propria inbox qualche pagina come segue:



In breve il server di posta aveva, in un certo senso, fatto il suo dovere collassando sotto l'enorme mole di e-mail inviate da uno script che ogni minuto controllava una risorsa non disponibile inviando poi una mail di lamentela.
E ovviamente, nessuno prima si era accorto del fattaccio perché le e-mail veniva scartate a priori....

Quindi meglio essere sicuri che le e-mail siano trattate per quello che sono: delle risorse che vanno anch'esse controllato (manualmente). E meglio anche evitare che ogni minuto uno script fatto a mano si incazzi!

giovedì 20 novembre 2014

Richard Stallman a Modena

Richard Stallman non ha certo bisogno di presentazioni.
Ne è convinta anche l'Università di Modena, presso la quale il prossimo 24 Novembre, Stallman terrà un discrso sulla libertà digitale.
Resto un po' deluso dal vedere come l'incontro di Stallman sia riportato da una misera nota sul portale universitario, con anche evidenti errori di battitura. Fra le altre cose, nemmeno un link all'evento ufficiale della FSF, che richiede anche una registrazione anonima (cosa non richiesta dal sito dell'università)...

PGDay.IT 2014

Il PGDay.IT 2014 si è concluso, ormai da circa due settimane.
E' stato un PGDay.IT per me anomalo, soprattutto per il fatto che non vi ho partecipato. Problemi personali purtroppo gravi mi hanno infatti tenuto lontano dall'associazione ITPUG, e quindi dalla organizzazione dell'evento nonché dall'evento stesso. Dalla comparsa del PGDay.IT (nel 2007) non avevo mai saltato una singola edizione, nonché ero stato coinvolto in ogni organizzazione.
Sono comunque molto contento di come ITPUG, il consiglio direttivo e i volontari coinvolti nell'organizzazione, abbiano affrontato l'evento, aggiungendo all'edizione del 2013 una nuova edizione di successo.
I dati dell'evento sono piu' che incoraggianti: ulteriore record di partecipanti, con la quota che supera di slancio le 120 persone! Due sessioni, come nella migliore tradizione del PGDay.IT, e ancora un ITPUG Lab di successo. L'ITPUG Lab, come per la prima edizione del 2013, resta la vera innovazione del PGDay.IT: una sessione in stile open-space dove i partecipanti sono liberi di provare, consultarsi e fare aggregazione per risolvere problemi e situazioni da loro stessi proposti.

Ma il PGDay.IT non finisce con i talk e le sessioni interattive, e gli eventi sociali permettono ai partecipanti di continuare a fare aggregazione.
Con un pizzico di presunzione devo ammettere di essere molto orgoglioso dei risultati ottenuti da ITPUG in questo mandato; certo ci sono stati dei problemi e delle difficoltà, e altre ce ne sono anche ora, ma l'associazione si è ben ripresa da una situazione di stagnazione e si prepara ad affrontare piu' sana che mai un nuovo anno solare. A riprova di ciò l'aumento costante di soci che si è ottenuto nel tempo, indice che la direzione intrapresa è quella buona.

Un ringraziamento di cuore a tutti i volontari e chi si adopera per la buona riuscita dell'associazione. Nella speranza che anche la comunità internazionale, un po' silenziosa riguardo questo evento così importante (basti pensare che dal PGDay.IT nacque il primo PGDay europeo) possa rendere giustizia agli sforzi fatti in questi anni.