Il consiglio di ITPUG è nuovamente in forze: dopo le mie dimissioni di circa un mese fa è stato eletto un nuovo socio per sostituirmi.
Questo permetterà ad ITPUG di proseguire le normali attività fino alle prossime elezioni di fine biennio, direi Aprile.
Presto sparirà il mio nome dalla lista dei consiglieri , immagino ci vorrà tempo perché si dia la giusta visione al mio sostituto.
A seguito delle mie dimissioni ho assistito ad un approccio abbastanza roccambolesco nella gestione del da farsi. Premesso che non ho intenzione di polemizzare e che quanto qui descritto rappresenta solo (e ovviamente) il mio punto di vista, ecco cosa è successo.
Anzitutto un po' di delusione perché le mie dimissioni non sono nemmeno state verbalizzate. Non è mania di protagonismo, ma un consiglio che vuoel una gestione trasparente deve quanto meno prendere atto di quanto sta accadendo al suo interno e "scolpirlo" nella pietra. Amarezza anche per la presidenza, che nonostante io avessi chiesto si pronunciasse, si è limitata a convocare l'assemblea straordinaria.
Stupore anche per la decisione, quasi unilaterale e a colpi di rima baciata (ossia in modo molto prolisso), di delegittimazione del consiglio stesso. Essendone io uscito si è deciso, applicando in maniera molto rigida e forse non regolare lo statuto, di delegittimare il consiglio stesso. A nulla è servito portare alla memoria dei consiglieri (alcuni storici quasi quanto me) e dei soci che già in passato, in analoga situazione e con dimissioni presentate, il consiglio aveva comunque proseguito la sua attività. E a nulla è servito ricordare che anche i soci pendenti potevano essere ammessi all'associazione (anche perché lo statuto stesso prevede 30 giorni per una decisione).
I soci stessi sono stati posti in discussione, utilizzando una logica boolean abbastanza contorta per la quale chi non aveva pagato/rinnovato la quota 2017 risultava "non in regola" e quindi non ammesso alle votazioni del mio sostituto. Ora, in assenza di un regolamento specifico e considerato che le quote vengono rinnovate in occasione dell'assemblea ordinaria (solitamente Aprile), questa mi è sembrata una contromisura molto forte. Inoltre, non essendoci un termine stabilito per il rinnovo, definire la morosità dei soci risulta abbastanza discutibile.
E anche qui i consiglieri storici avrebbero potuto ricordarsi di cosa accaduto nel 2014, situazione differente ma valutazione di "morosità" analoga.
Ancora peggio: c'è la garanzia che i consiglieri fossero tutti in regola con la quota?
E se non lo erano, anche se per un breve periodo nel loro mandato, il consiglio non deve essere analogamente delegittimato?
Ma andiamo avanti. E' stata convocata una assemblea straordinaria dei soci, sbagliandone la convocazione e facendo quindi slittare di un giorno l'assemblea stessa. Che poi è stata verbalizzata come ordinaria, e non come straordinaria.
Piccolezze, sviste, e concordo! Ma una associazione che vuole applicare rigidamente lo statuto non può fare simili sviste, almeno secondo me.
E se anche succedono queste sviste, perché in un caso la convocazione è stata annullata (ritardando quindi la "rilegittimazione" del consiglio) e nell'altro caso no?
Insomma, come si evince, ritengo che sia stato applicato uno statuto mirato piu' a legare le mani all'associazioni che non a sostenere la stessa.
Fermo restando che l'approccio difensivo difficilmente risulta inadeguato, forse questo accanimento ha causato piu' danni che utile.
Detto questo penso, in tutta onestà, che a parte i miei impedimenti personali forse è un bene che io sia uscito da questo consiglio: le incongruenze fra il mio modo di vivere l'associazione e quello degli altri membri è ormai abbastanza distante, e questo avrebbe comunque impedito un sano lavoro di entrambi.
In bocca al lupo al nuovo consiglio, e buon lavoro!
A seguito delle mie dimissioni ho assistito ad un approccio abbastanza roccambolesco nella gestione del da farsi. Premesso che non ho intenzione di polemizzare e che quanto qui descritto rappresenta solo (e ovviamente) il mio punto di vista, ecco cosa è successo.
Anzitutto un po' di delusione perché le mie dimissioni non sono nemmeno state verbalizzate. Non è mania di protagonismo, ma un consiglio che vuoel una gestione trasparente deve quanto meno prendere atto di quanto sta accadendo al suo interno e "scolpirlo" nella pietra. Amarezza anche per la presidenza, che nonostante io avessi chiesto si pronunciasse, si è limitata a convocare l'assemblea straordinaria.
Stupore anche per la decisione, quasi unilaterale e a colpi di rima baciata (ossia in modo molto prolisso), di delegittimazione del consiglio stesso. Essendone io uscito si è deciso, applicando in maniera molto rigida e forse non regolare lo statuto, di delegittimare il consiglio stesso. A nulla è servito portare alla memoria dei consiglieri (alcuni storici quasi quanto me) e dei soci che già in passato, in analoga situazione e con dimissioni presentate, il consiglio aveva comunque proseguito la sua attività. E a nulla è servito ricordare che anche i soci pendenti potevano essere ammessi all'associazione (anche perché lo statuto stesso prevede 30 giorni per una decisione).
I soci stessi sono stati posti in discussione, utilizzando una logica boolean abbastanza contorta per la quale chi non aveva pagato/rinnovato la quota 2017 risultava "non in regola" e quindi non ammesso alle votazioni del mio sostituto. Ora, in assenza di un regolamento specifico e considerato che le quote vengono rinnovate in occasione dell'assemblea ordinaria (solitamente Aprile), questa mi è sembrata una contromisura molto forte. Inoltre, non essendoci un termine stabilito per il rinnovo, definire la morosità dei soci risulta abbastanza discutibile.
E anche qui i consiglieri storici avrebbero potuto ricordarsi di cosa accaduto nel 2014, situazione differente ma valutazione di "morosità" analoga.
Ancora peggio: c'è la garanzia che i consiglieri fossero tutti in regola con la quota?
E se non lo erano, anche se per un breve periodo nel loro mandato, il consiglio non deve essere analogamente delegittimato?
Ma andiamo avanti. E' stata convocata una assemblea straordinaria dei soci, sbagliandone la convocazione e facendo quindi slittare di un giorno l'assemblea stessa. Che poi è stata verbalizzata come ordinaria, e non come straordinaria.
Piccolezze, sviste, e concordo! Ma una associazione che vuole applicare rigidamente lo statuto non può fare simili sviste, almeno secondo me.
E se anche succedono queste sviste, perché in un caso la convocazione è stata annullata (ritardando quindi la "rilegittimazione" del consiglio) e nell'altro caso no?
Insomma, come si evince, ritengo che sia stato applicato uno statuto mirato piu' a legare le mani all'associazioni che non a sostenere la stessa.
Fermo restando che l'approccio difensivo difficilmente risulta inadeguato, forse questo accanimento ha causato piu' danni che utile.
Detto questo penso, in tutta onestà, che a parte i miei impedimenti personali forse è un bene che io sia uscito da questo consiglio: le incongruenze fra il mio modo di vivere l'associazione e quello degli altri membri è ormai abbastanza distante, e questo avrebbe comunque impedito un sano lavoro di entrambi.
In bocca al lupo al nuovo consiglio, e buon lavoro!
Un'ultima nota: fino alle mie dimissioni io sono stato l'unico consigliere ad essere stato in carica dall'inizio dell'attività ITPUG con assoluta continuità. Ahimé ritengo che la mia memoria storica non sia stata utilizzata in modo costruttivo come avrebbe potuto.
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